Si impennano i consumi alimentari tra le mura domestiche degli italiani. Con l’intero settore della ristorazione colpito e affondato dalle recenti mosse anti Covid del governo, l’esigenza di cucinare tra le mura domestiche è diventata una costante nella vita di tutti noi.

Cucinare è un rituale antico, mutato nel tempo, un battito cardiaco che muove l’intero sistema socioculturale italiano. Da nord a sud, l’importante è che il pranzo e la cena siano serviti a quell’ora specifica.

Spezzano il ritmo della giornata.

Ma alla lunga, non potendo usufruire della piacevolezza di qualcuno che cucina per voi, potreste perdere il gusto di prepararvi il cibo. Tenendo conto del tempo che questa operazione può portare via ai vostri impegni quotidiani, può rivelarsi una bella gatta da pelare.

Nelle ombre dell’offerta del settore ristorazione, si muove uno spettro che risponde al nome di Private Chef.

Se il food delivery è il bello del momento, lockdown docet, una figura professionale come il private chef si muove sotto traccia ancora lontano da essere considerato un attrattiva dal punto di vista del business. Un asset economico sproporzionato tra il prezzo del servizio e la richiesta ha caratterizzato un’esplosione rallentata di questo fenomeno. Ma ora la domanda è in crescita.

In sostanza, il private chef è un professionista della ristorazione, un cuoco che, in quanto tale, è padrone dell’arte di trasformare gli alimenti. Oltre ad essere un esperto manager della logistica del servizio.

Cene private in casa, eventi aziendali, corsi di cucina, organizzazione del frigorifero, preparazioni, servizi tailor made. Questo è il menù del provetto private chef del 2020. Le occasioni per rivolgersi ad un professionista del cibo sono molteplici; dagli anniversari, alla soddisfazione di togliersi uno sfizio fino ad un’esperienza fuori dagli schemi per quanto riguarda il team building.

Da 400 a 4 coperti, l’anabasi Siculo Nippo Toscana di Bartolo Favaloro

Inizia tutto col nome che si porta. Segue tutta la vita e ogni giorno ci si confronta. Bartolo era il nome di suo nonno. In un angolo minuscolo del mondo che ad un occhio disattento sfugge, un’isola piccola e incastonata in un mare ricco e fertile. Lipari, una delle pietre preziose che compongono il portagioie delle Eolie.

Dall’isola inizia il viaggio del giovane Bartolo che parte con una convinzione ferrea: da grande sarò un cuoco e cucinerò come ho visto fare alla mia mamma. Il sangue è caldo, da vero siciliano, il carattere è Etna e Stromboli misti a Stranizza d’amuri di Franco Battiato. Questo ragazzo dalla corporatura robusta si forma nelle cucine dove sicuramente un altro liparese DOC ha mangiato, Cristian Riganò. Bartolo si porta tutt’oggi dietro l’immenso patrimonio enogastronomico siciliano che è l’incrocio di una storia secolare. Ci sono degli ingredienti che lui, oggi nel 2020, si fa spedire dalla sua mamma e dal suo papà. Come le fave o la cotognata.

Ho imparato a cucinare guardando la mia mamma.

Ad un tratto la Sicilia, guscio di vita, si fece troppo piccola per l’ambizione di Bartolo. L’importante era rimanere lontano dal continente. Così, il Giappone diventò la seconda isola del Favaloro. Già cuoco in carriera, la sua tecnica ha potuto conoscere i sublimi meandri di un punto di vista diverso. La maniacale precisione degli chef giapponesi era la cifra stilistica dell’ars culinaria nipponica; Le lame dei coltelli erano affilate come quelle dei Samurai.

Il rientro, piedi sull’Europa continentale.

Arriva a Firenze. Bartolo Favaloro, chef maturo, inizia l’avventura che lo porterà a diventare il coordinatore del settore food di uno dei gruppi di catering, banqueting ed eventistica più importanti di Italia: Galateo.

Prima del Covid, Galateo realizzava una quantità di eventi settimanali impressionante, diventando uno dei motori dei momenti di convivialità in calce ad eventi istituzionali, o semplicemente in sede di matrimonio.

Mi auguro con tutto il cuore che il settore catering possa riprendere quanto prima.

Finita l’avventura in Galateo, Bartolo ha deciso quindi di vivere la ristorazione con un ritmo meno serrato e dedicato alla possibilità di coccolare e viziare un cliente mantenendo un diretto contatto con esso. Un basso numero di coperti e la dimensione umana ridotta nei crismi di una cucina domestica sono ora la nuova pace interiore del Favaloro che può così lavorare gli ingredienti che egli stesso si procura. Nel suo repertorio è presente l’esecuzione di praticamente ogni tipo di cucina del mondo, dalla tradizionale toscana alla creativa spinta. Sono convinto che da vero e proprio siciliano non abbia perso quel rapporto mistico e sensuale col pesce che solo chi ha vissuto il mare può avere.

L’avventura di Bartolo Favaloro come private chef è appena cominciata, ora sta a lui esser buon marinaio e trovare la rotta. Ma la sua vita testimonia che di navigazione se ne intende.

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