‘Fresche l’Ova’ si dice a Firenze. E con tempistiche meno irriverenti rispetto a questo popolare modo di dire, apre il Nu Ovo Restaurant in via del Proconsolo.
Si, signore e signori, questo è un timer a forma di uovo. Un simpatico gadget che trovate sul tavolo al vostro arrivo. Insomma, potete cronometrare i camerieri.
Ma il pensiero che m’assale e mi fa riflettere è una diatriba esistenziale tra diverse tipologie di ristoranti. Meglio un ristorante che fa tutto o uno con una scelta ben precisa e identitaria? Ad esempio il Baccalunch (leggi qui) si basa sulla scelta ben precisa di una cuoca che ha deciso di fare, in maniera trumpiana, ‘Baccalà First’.
Anche nel caso del ‘nu Ovo Restaurant’ la scelta è ben chiara: uova a gogo. Infatti come ama dire il team: questo ristorante è una… eggsperience!

Ma andiamo all’uovo sodo.
Iniziamo con chiarire che il nu Ovo Restaurant offre una trentina di coperti. Non troppi. Ed è aperto solo a pranzo. Non tantissimo. Ma le cose si fanno un uovo alla volta. Per cui, sono convinto, vista l’energia dei ragazzi in cucina e di quelli in sala che prima o poi le giornate si allungheranno. Comunque, pochi coperti, più intimità.

Andiamo in cucina.
Un quarto di secolo dietro ai fornelli. 25 anni, Mirco Malevolti, pacato, lo definirei un anti antieroe. Abita a Dicomano e viene in treno a lavoro. Boh, a me sembra un prototipo di superuovo. Comunque come tutti gli chef dicono: ‘ma lasciate che i piatti parlino per me’ (aggiungendo un gesto tipo girandosi la sciarpa con fare da vamp)
E parliamo di ‘sti piatti uovosi.
Iniziamo con un tris di antipasti, anche bocconcini. Infatti nel menù è prevista una formula per spelluzzicare con pochi spiccioli. Infatti con euro e mezzo / due si può prendere qualche piccolo assaggio.

Tonno del Chianti su una crema di ceci. Buono, non il pezzo forte ma buono. Sapete cos’è il tonno del Chianti? E’ un metodo di conservazione del maiale sott’olio, che assume la consistenza del tonno (approfondisci qui)
Flan di Porri con fonduta di erborinato. Anche il palato vuole la sua parte. Cioè, si la consistenza è importante e personalmente adoro i flan.
Il menù è sicuramente ricco di estro anche nei primi piatti dove svettano i ‘mugellanuovo’ ovvero tortelli che alternano la barriera dello spazio e del tempo mischiando l’alto e il basso andando a mettere il ragù nel ripieno e la patata in esterno.

Poi ce sta a’carbonara. Particolare, la Carbonara Dolce Stil Nu Ovo. Impiattata in stile Ikea. Cioè da assemblare, con un bel piatto fondo che permette di giuocare amenamente col piatto. Forse non lega benissimo il tutto e non è di fatto una carbonara DOC 100%, ma come dice il nome è uno stil novo.

Andando sui secondi entra in scena la carne. La tartare che, ovviamente con l’uovo ha un rapporto particolare. Ed eccoli qua i nostri 150 gr di chianina IGP con nocciole e polvere di porcini. E che servizio, i camerieri, dallo smaccato accento milanese, ue figa, passano con il pepe a sgranulare come se non ci fosse un domani. Bravi. La classe è tutto.
E poi immancabile il tegamino. Perchè tutti noi abbiamo in mente il ricordo delle uova al tegamino della nonna. Che scarpette incredibili. Poi si cresce e si mette tonnellate di sottiletta su quelle uova. Ma questa è un’altra storia fatta di sgomenti adolescenziali ed inquietudini delle prime esperienze di chi va a vivere da solo.
Tornando ai tegamini (non dite ad alta voce a Livorno questa parola), ovviamente un posto in prima fila va al classico ‘Mi Nonna’ – a cui avrei aggiunto la dicitura in carriola – con il pomodoro. E uno più ricercato, per gli amanti della trasgressione e del peccato: tegame con nero di seppia e caviale in votka.

Conclusione: locale bellino, suggerisco per un pranzo galante il sabato. O un appuntamento di lavoro. Si mangia, a quanto dicono i proprietari, con 15 euro, io dico qualcosa di più, però spesi bene. Lo chef di 25 anni è una scommessa su cui io punterei.
Nota importante: le uova sono tutte toscane e non derivano da allevamento a batteria.
Ultima: carta dei vini scelta con accuratezza dal giovane sommelier e ogni vino, bolla ribolla e Bolgheri (ad esempio) è calcolato per pulire, riempire o asciugare la bocca la dove i piatti possono essere più o meno forti.

Se questo ristorante fosse una canzone, direi One Vision dei Queen. Per il brio, la spensieratezza e l’allegria, sempre però con l’eleganza di Freddie, in questo caso del team e del locale.
Da Gilberto Bertini è tutto, a te la linea studio