Pizza e Tiramisù, la dicotomia peccaminosa dello Scarlett

Scordatevi i menù alti come tomi biblici, le attività pangustative, i bottegoni della scarpettatura, i barrocci con antipasti, primi, secondi, pizze, antiprimi, contorni, forni, secondi secondi, predessert e ammazzacaponate.  L’originalità della ristorazione, al giorno d’oggi  risponde a due criteri: riconoscibilità e replicabilità. E mi verrebbe anche da aggiungere, attenzione al design, al brand e anche alla gagaronaggine. L’ideale farinettistico del buono, pratico e comunicativo si è sposato perfettamente col mezzo principe del nostro tempo. Un istante vale più di mille lire. Un like. Uno smartphone. La condivisione con chi possiamo far schiattare di invidia. O chi vogliamo conquistare.

Noi siamo quello che postiamo.

Come un siero iniettato nelle vene, questa visione si sta espandendo nell’Italia del 2019, ancora avvezza alle trattorie e alle mangiatoie paesane patrimonio dell’umanità. Nel Bel Paese delle marce diversissime, delle grandi città proiettate al futuro come Milano e come… bo, non lo so non mi voglio sbilanciare. Comunque, alcuni restaurant manager o imprenditori intraprendenti stanno seguendo il trend, e decidono di puntare tutto su queste due caratteristiche. Riconoscibilità e Replicabilità. Questo è il caso dello Scarlett di Pontedera (PI), che al centro della sua offerta gastronomica ha messo pizza e tiramisù. 

Duplice scelta: pizza e tiramisù.

Peculiarità dello Scarlett è la dicotomia dell’offerta gastronomica. Da una parte la pizza, dall’altra il tiramisù. Semplice, no? Bisogna però non soffermarsi al significato ed addentrarsi, piuttosto, nei meandri del significante di questi due prodotti gastronomici fiori all’occhiello dell’Italia mangereccia.

La pizza è stata al centro, negli ultimi dieci anni, di un’esplosione economico finanziaria degna dei migliori film con gli yuppies  ambientati negli ’80 in stile “American Psycho”.  COMPRA COMPRA COMPRA COMPRA COMPRA VENDI VENDI VENDI VENDI. 
E così le azioni delle guarnizioni gourmet salivano alle stelle, anche gli impasti, le farine alternative, crollavano quelle degli egiziani con l’impasto fino, in rialzo la pinsa.

Insomma, per fortuna la pizza è esplosa e anche in Toscana si può mangiare prodotti ottimi.

Un dettaglio della sala dello Scarlett

La Pizza dello Scarlett

Sul menù sono 13, tra bianche e rosse.

Partiamo dagli impasti, tutti bio, con lievitazioni indirette con biga che oscillano tra le 24 e le 48 ore, farine integrali, farro, macinate a pietra; tutte sottoposte al processo di decorticazione.

Gli accostamenti si snodano tra rivisitazioni dei grandi classici e innovazioni gourmet. La qualità degli ingredienti e dei condimenti salta subito al palato, specialmente nei grandi classici e nelle pizze in cui un ingrediente, per usare un termine della contemporaneità, si categorizza come “bomberone”. Ad esempio nella mortadella, burrata e pistacchio, l’insaccato aumenta la tridimensionalità dell’assaggio non andando a sovrastare gli altri sapori.

La sacra manualità nel creare una pizza
La Mortadella, Burrata e pistacchio di cui vi parlavo prima:  sontuosa

Talmente digeribile, da lasciare spazio per un dessert

Welcome to “Tiramisulandia”

Nella pasticceria dello Scarlett, gestita da una giovanissima pasticcera, il termine “tiramisù” assume decisamente nuovi significati.

Nel mio personale immaginario, che spererei fosse collettivo, il tiramisù è quel dolce che l’amic* con velleità da pastry chef realizza in un piovoso sabato novembrino per portare alla festicciola la sera.  In un vaschettone di alluminio, con una barcata di zucchero e caffè di dubbia qualità.

Oppure, il tiramisù era anche il simbolo di una ristorazione in cui i millennials come me sono cresciuti in noiosi pranzi e cene della domenica. Panna cotta, tiramisù, sorbetto al limone, il gelato al cocco. 

Tutto questo prima che arrivasse l’invasione della Cheese Cake. 

Tutto ciò non riguarda la carta dei tiramisù dello Scarlett. 

C’è da aggiungere altro?

Questi sono i tesori dello Scarlett, ricchi, complessi, gustosi e divertenti.

Un altra nota da sottolineare è la carta dei vini.

Lo Scarlett è un locale che ha capito che il binomio pizza/birra può essere superato. O comunque, peace and love, ci può essere un’alternativa. Come una carta dei vini che a Pontedera porta delle eccellenze provenienti da terre lontanissime, come la Lugana.

La Lugana è una piccola denominazione vinicola che arriva direttamente dal Lago di Garda, a cavallo tra Lombardia e Veneto. Incastonata tra i blasoni dell’enologia del Nord Italia, con i suoi vini spumantizzati freschi,  non aromatici e di facile beva, rappresenta una valida alternativa a birra e a tante altre bollicine da pre pasto o in abbinamento alle pizze.

Dalla zona di Lucca (Gragnano), arriva il “Casa e Chiesa” della Tenuta Lenzini. Merlot in purezza, passato in acciaio. Insomma un vino, non complesso anch’esso fresco che si abbina alle pizze.

Ed infine i volti dello Scarlett

Emiliano Citi, ideatore del format. Già “Nuovo, Lovely Experience”
Graziano Paponetti e Alessandro Bianconi, alle pizze
Francesco Chiarugi, the man behind the Wine List e Restaurant Manager 

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