La sera andavamo a volte in Santo Spirito, al Borgo Antico. A Firenze non c’era l’invasione turistica e noiosa di oggi, grazie alla quale sembra tutto di plastica e in serie.
no no, era proprio tutto vero.

Altre volte in Santa Croce, dove avevano aperto i primi locali. Ricordi il Banana Moon?
Borgo Albizi mi sembrava, un androne cupo, chissà a chi era venuta l’idea di un cabaret molto trasgressivo, molto oltre e molto inside.

Era troppo buio, troppo di tutto, ecco avete capito l’esagerazione fu un lungo filo rosso che ci portò dagli anni 70 agli spensierati e mutanti anni 80. E il Caffè Voltaire? mi sembra fosse in via dei Pandolfini, l’idea come poteva funzionare? Semplice, come nelle grandi città del mondo, finalmente anche a Firenze, c’erano luoghi divertenti, un po’ impegnati, e un po’ no, dove si poteva ascoltare musica, oppure improvvisare piccole perfomance, mangiare qualcosa come succedeva in tutte le capitali del mondo.

Niente muri, per carità, abbattiamoli tutti, Firenze come New York, come Berlino. Era stato semplice: divertirsi mangiando.
Ogni epoca ha il suo tormentone culinario, e ogni città sbandiera cibi tipici, ma ecco che accadde una cosa impensabile, noi “giovani” avevamo scoperto che il ristorante, quel luogo dove si andava con i genitori, non era nei nostri desideri, ci si annoiava, erano sempre le stesse cose che tanto valeva rimanere a casa.
Volevamo un luogo veloce ma armonioso, fantasioso, innovativo, non caro, ovvio, un luogo in cui si poteva cenare e divertirsi.
Il successo di un luogo era decretato dal clamore, dal tam tam degli amici degli amici che ci sono andati e ci ritroviamo li, davanti al Be Bop.
Davanti a, divenne una parola d’ordine, via dei Servi, vicino alla Santissima Annunziata, aprì questo localino, un po’ jazz club, un po’ gourmet e fu subito chiaro che il risotto aveva vinto.

Il risotto sbarcava a Firenze. Il ricordo dei primi anni 80 è un risotto ai 4 formaggi. Servito in un piatto molto stiloso, morbido, vellutato, la moda s’impose come un tornado. Forse a pensarci ora, dopo tutto il tempo trascorso, l’origine di questa follia fu la voglia di imitare Gualtiero Marchesi, che nel bene e nel male, lanciò la moda degli ultracuochi.
Non c’era trattoria, piccolo ritrovo, che non avesse il suo bravo risotto.
Come si fa moda? Molti poi abbinavano il santo riso ad un’altra leggenda degli anni 80: sua maestà la rucola, o come si dice a Roma la rughetta, il cui profumo acuto e saporito si diffondeva nell’aria come fosse ossigeno.
Ovvio la rucola merita un prossimo ricordo tutto per lei, e la memoria scorre, e arriva un altro capolavoro anni 80, il salmone.
La zia che faceva i crostini toscani, si vide costretta, dico costretta, a farli con una salsa di salmone e mascarpone.

Corre veloce il ricordo, si aveva ragione Proust, si accende la nostalgia al profumo di una bevanda, di una piccola madeleine. Un immenso mondo, come le canzoni dei Queen, dei Pink Floyd, oppure di un’estate sta finendo …tormentoni gastronomici che ci hanno accompagnato nella vita.

Il risotto è una certezza come la schiacciata e come Ponte Vecchio, non so se avete mai mangiato nei triangolini, quelli belli, quelli veri, quelli in pietra che dal ponte si affacciano sull’Arno… ecco l’apice del romanticismo: 180 nostalgici Bpm e una multa per disturbo della quiete pubblica!
MARIA GRAZIA PARRI
Si, Caffè Voltaire, via Pandolfini, 28 rosso. Sono stato li durante gli anni 79-81. Interrasanti come luogo, ma il cibo, non era buono.
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