La vera storia dell’uomo che sussurra alle alici

Dall’inizio dei tempi, prima ancora che fossimo in grado di postare foto dei profiterol sui social, l’essere umano si è diviso in due categorie. Il romantico e il cinico. Anche se insieme abbiamo imparato a domare il fuoco. Ancora oggi, in un mondo  polarizzato come una spremuta d’arancia mescolata male, ne viviamo sulla pelle gli scontri.

Pasquale Torrente, lo chef di Cetara, è un uomo talmente tanto romantico che sussurra alle Alici.
E io lo ho amato.

l'Uomo che sussurra alle Alici
Il libro di chef Pasquale Torrente

Per pochi ma intensi minuti. Giusto il tempo di assistere alla presentazione del suo libro “L’uomo che sussurra alle alici”, edito da Catering.

144 pagine tra ricette e ricordi della sua carriera partita da Cetara, la piccola cittadina in seno alla Costiera Amalfitana, arrivata fino a Parigi poi Istanbul e New York.

In pochi e semplici istanti, Pasquale è riuscito a parlare dritto al cuore della platea. Con il suo delizioso accento e la spontaneità ha raccontato le vicende della sua vita iniziata con le scarpette da calcio e proseguita poi dietro ai fornelli.

La presentazione del libro
Pasquale Torrente insieme a Giuseppe Calabrese di Repubblica e Andrea Moretti (sulla sinistra), il fotografo che lo ha immortalato negli scatti del libro

Pasquale Torrente, classe 1965 è proprietario del ristorante Al Convento di Cetara. Ha lavorato con Alain Ducasse e Massimo Bottura. Una dei piatti leggenda del suo ristorante sono gli spaghetti alla colatura di alici.

INTERVISTA:

L’alice di Cetara è un’eccellenza per il mare in cui viene pescata e per la trasformazione nel piatto. Viene presa, eviscerata e salata in tempi brevi. E’ grazie alla cultura e alla storia. Presa nel golfo di Salerno, si differenzia dalle altre alici per il cibo che mangia e per le correnti che ci sono in quel mare.”

Ho chiesto al buon Pasquale quale fosse il segreto del successo dell’alice di Cetara, che sempre più frequentemente si trova nelle carte dei ristoranti e delle pizzerie.

E a tal proposito, lo chef mi risponde: “Dobbiamo stare attenti ai tarocchi. Perchè alle volte si usa questo nome impropriamente. Se la pizza con le alici costa 5 euro diffidate.” 

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Pasquale parla della cucina di casa sua, del nostro modo italiano di essere creativi e della fortuna di avere una tradizione culinaria che attinge alle stesse basi ma che cambia di famiglia in famiglia. E quindi stiamo alla larga dalle nomenclature talebane, perché vostra nonna faceva la passata di pomodoro diversa da quella che faceva la mia.

E poi il pallone, la gioventù negli anni caldi del doversi schierare da una parte politica (quando le bandiere avevano ancora un senso)  e quello che ha significato per un ragazzo che viveva in una cittadina che ancora oggi sembra rimasta agli anni ’60. Fino al doversi ‘arrabattare‘ per mille lire al giorno con la fame che cresceva.

Dove si fa cultura si fa anche romanticismo, io scelgo con fermezza da che parte stare. Dalla parte di chi ha sempre la battuta pronta, ma con gentilezza. Con chi aggiunge un posto a tavola. Da chi sa stringere una mano perché si vede che sa voler bene. Chi sa farmi sentire a casa. 

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Questa lettura semplice nella complessità di analisi umana che rappresenta, magistralmente affrescata dagli scatti del re del bianco e nero Andrea Moretti, è piacevole ed è un toccasana per sentirsi umani ed addormentarsi in bilico tra il nostro passato e l’incertezza del futuro.

W le alici di Cetara e i romantici che ci credono.

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